login
cerca

Piccolo borgo fortificato è oggi praticamente disabitato, fatta eccezione per una sola famiglia che alloggia ancora all'interno delle mura; negli ultimi tempi è stato meta di appassionati di luoghi abbandonati, rendendogli una certa fama tra i vari borghi fantasma del centro Italia. Sorto sul limitare delle pianure dove scorre lento il torrente Vibrata, che si affacciano bruscamente sui ripidi canyon scavati dall'impeto del fiume Salinello, aggrappato ad un fazzoletto di terra circondato e quasi isolato da irte rupi, era un formidabile luogo di difesa. L'etimologia del nome rimanda a chiari riferimenti longobardi, quando dilagando in quest'area, in seguito allo sgretolamento dell'impero romano, avevano con pochi uomini conquistato enormi territori ed erano costretti ad asserragliarsi in luoghi imprendibili, come nel caso di Faraone. Nei periodi successivi, il paese entrerà a far parte del ducato longobardo di Spoleto fino a diventare proprietà dell'Abbazia di Montecassino, nel 1001; il primo documento scritto che ricorda il paese registra la donazione del feudo all'importante monastero benedettino. Nel 1150 invece l'imperatore Corrado III sottrae il possesso a Montecassino, per darlo in gestione al Vescovo-conte di Ascoli, ma subito dopo cade in mano ai normanni fino a quando Federico I Barbarossa nel 1185 lo fa ritornare in mano al comitato, mentre Enrico IV, nel 1193, donerà il possedimento alla curia ascolana. Nel XII secolo il papa subentrerà all'imperatore nelle investiture dei feudi ai vari signori, riconfermando la proprietà sempre al vescovo di Ascoli, ma all'arrivo di Carlo d'Angiò, nel 1237, passa al Giustizierato di Abruzzo, entrando così a far parte del Regno di Napoli ed iniziando a gravitare intorno al vicina cittadina di Civitella del Tronto. Con l'arrivo degli aragonesi al comando del Regno, il possedimento venne smembrato e venduto a vari signori locali da Alfonso V; il suo successore, Federico d'Aragona, invece, lo reincorporerà a Civitella, riconfermato alla cittadina anche nel 1502 dal Re di Francia durante la seconda guerra d'Italia. Durante la Guerra del sale, nel 1556, viene occupato dalle truppe pontificie guidate dal conte di Montorio, Antonio Carafa; alla fine della guerra tornerà al precedente possessore. Rimarrà feudo dell'università di Civitella fino al 1640, quando verrà venduto per 10.0000 scudi al conte Carlo Vincenzo Ottoni di Matelica, che lo terrà fino al 1737, quando, con la morte dell'ultimo discendente, il titolo di marchese di Faraone passerà ai Caucci di Ascoli fino all'epoca napoleonica. Nel 1806, con la soppressione della nobiltà da parte di Giuseppe Buonaparte, il borgo è aggregato al governo di Bellante fino al 1811, quando l'amministrazione di Faraone verrà incorporata dalla vicina Sant'Egidio, del quale diventerà frazione, quindi insieme guarderanno la nascita dell'Italia unita e la caduta della vicina fortezza di Civitella, ultimo baluardo borbonico.
La storia dell'abbandono ha invece inizio con il terremoto di Castignano del 1943, seguito da quello di Campotosto del 1950; il paese lesionato dalle scosse era anche minacciato da eventi franosi della rupe ad est che stavano iniziando a lambire l'incasato. Già dalla prima scossa si era sollevata la volontà di cambiare la sede dell'abitato, merito soprattutto del parroco del borgo, Don Giovanni Reali, che sfruttò le sue conoscenze delle alte sfere per ottenere i fondi per la costruzione di Faraone nuova. Con decreto del presidente della Repubblica Luigi Enaudi nel 1952 viene autorizzato il cambiamento di sede e da allora comincerà l'inesorabile spopolamento del castello fino ad oggi, dove il groviglio di vegetazione e ruderi rimane a ricordo degli antichi fasti. Prestando molta attenzione ci si può concedere una breve visita alla piazzetta principale del paese; i più temerari potranno addentrarsi a loro rischio e pericolo nelle insicure vie interne, tra le pareti pericolanti degli edifici. L'accesso avviene attraversando la porta castellana che si apre sulla piazza del paese, dove sorgono la chiesa di Santa Maria della Misericordia o ad Palatium ed il palazzo baronale. Gli scenari decadenti e gli spettrali ruderi rendono il posto ricchissimo di suggestioni e si conserverà sicuramente nella memoria dei visitatori.

Se vuoi condividere questa scheda sui social, puoi utilizzare uno dei pulsanti qui sotto: